sabato 15 novembre 2008

Mary e Joe




Intervista a Luca Buoncristiano


Il romanzo illustrato " Mary e Joe" , scritto da Alessandra Amitrano e illustrato da Luca Buoncristiano, racconta la storia e l' incontro di due personaggi opposti: Mary, casalinga desolata e Joe Rotto, un becchino, spacciatore. Nell' intervista Luca Buoncristiano parla della nascita e dell' evoluzione di questo progetto grafico - letterario.


Da dove nasce l' idea di unire il romanzo con delle illustrazioni?
L' idea di fare un romanzo per metà illustrato viene dal mio ex editore Massimiliano Governi, questo perchè stimava molto Alessandra Amitrano e me. Entrambi veniamo dal mondo del web e lui ha avuto l idea di unirci e provare a fare questo esperimento. Tutto è nato da una sfida, da un gioco, il libro è un ibrido perchè non è una graphic novel, ne un romanzo puro. Io mi sono trovato benissimo con lei, per quanto il modo di trattare il mondo è diametralmente opposto, perchè Alessandra è realista, io no; però di fondo c'è una desolazione che accomuna entrambi le esistenze, sia quella del personaggio femminile che rispecchia Alessandra sia quella del mio del personaggio, Joe.


Quindi Joe Rotto è un personaggio autobiografico?
Ovviamente mi rispecchia. Io avevo un blog su cui scrivevo, poi all'improvviso, nel momento in cui è nato questo personaggio, ho deciso di lasciare solo dei disegni con lui protagonista, che in fin dei conti potrebbe essere la mia nemesi, per quanto io non sono ovviamente una persona crudele ne una persona malvaggia quindi è esattamente l' opposto. Io scherzando dico pure che per me i cognomi hanno grande importanza, io mi chiamo Buoncristiano lui si chiama " Rotto".


Somiglianza tra i tuoi disegni e Tim Burton?
Lo dicono in molti, e per questo io invito a vedere il blog dall'inizio,perchè si vede un disegno che è completamente diverso, sporchissimo, e nel tempo si vede come si è asciugato fino a diventare questa figura scheletrica che assomiglia a quella di Jack Skeleton.


Prima esperienza nell editoria italiana, che ne pensi?
Io penso che in Italia c'è una grande lamentela per quel che riguarda l' editoria, secondo me si producono troppi libri e troppi libri di cattivo gusto, quindi non mi lamenterei dicendo che è un "mondo morto" anzi è fin troppo vivo. Per quanto riguarda la mia esperienza è stata più che positiva: sono uscito con un ottimo editore e per fortuna il libro ha venduto più di quanto immaginassi.

No alla xenofobia... Si all' arte.




Cento pittori via Margutta

Si è conclusa, in questi giorni, la manifestazione che ravviva e colora la storica via romana dell’ arte: " Cento Pittori Via Marguta", giunta alla sua 79° edizione. Nel pieno caos del centro di Roma, questa kermesse è riuscita a trasformare una strada in un piccolo angolo di paradiso dove l’ estro creativo dei suoi cento venti pittori è stato evidenziato ed esaltato: i "teatri"di Massimo Roth, la poliedricità dei temi trattati nelle sculture di Giampaolo Picotti, i temi fiabeschi dell’ inglese Anthony Gerald Binns, le sculture in bronzo fuso con la pietra, collocate all’interno del quadro di Roberto Fantini, la ricerca di riprodurre i quattro elementi nella scultura attraverso la figura del cavallo, di Emanuele Moriconi, il "pittore dell’aria" , Franz.
Le novità di quest’ edizione, dati gli episodi di xenofobia avvenuti recentemente, è stata quella di dedicare la manifestazione, alla integrazione razziale e alla ferma condanna del razzismo, contattando artisti provenienti sia da paesi europei che extra europei, capitanati simbolicamente da Farida Abdul Rasaque. Tra questi hanno partecipato anche l'artista peruviano Freddy, il cubano Andres Borges Reyes, la pittrice polacca Margherita Lipinska.
"Abbiamo scelto di incentivare la presenza di pittori non italiani – ha tenuto a precisare Alberto Vespaziani, Presidente dell’Associazione – in quanto riteniamo che la loro partecipazione all’esposizione di Via Margutta possa aiutare a riflettere sulle vigliacche gesta compiute di recente da gente ignorante e cattiva che scarica sugli immigrati le proprie frustrazioni personali, facendoli diventare loro malgrado dei bersagli. Farida e gli altri sono chiamati a rappresentare tutte le persone che ingiustamente, solo per il colore della loro pelle o per la loro appartenenza religiosa, sono state costrette a subire maltrattamenti e umiliazioni da chi erroneamente si crede superiore, ma anche per aiutarmi a lanciare un messaggio nel quale l’Associazione crede fermamente: la pittura e l’arte, attraversando confini etnici e culturali, possono contribuire a sconfiggere l’intolleranza e a dar vita alla migliore integrazione possibile".